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pxrouge FESTIVAL REVIEWS I 69. BERLIN FILM FESTIVAL I 69. Berlinale 2019 : I migliori film della Competizione, ... I BY GIOVANNI OTTONE I 2019

69. Berlinale 2019 : I migliori film della Competizione, di Berlinale Special, di Panorama e del Forum

 

by Giovanni Ottone

The Trial: The State of Russia vs Oleg Sentsov

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Section Official Competition

Grâce à Dieu, di François Ozon, Francia (i. p., 2019), 137’ (w. p. Francia, dicembre 2018).
Non un docu - drama (come eroneamente classificato da molti e da Variety, Screen e Hollywood Reporter), pur  trattandosi della rievocazione del caso reale di ragazzini vittime delle molestie sessuali di un prete cattolico, Padre Bernard Preynat, che ha abusato almeno 70 ragazzini, a partire dagli anni ’70, essendo protetto dall’arcivescovo Barbarin di Lyon che non l’ha mai veramente sospeso. Finché in anni recenti le vittime hanno trovato il coraggio di denunciare i fatti dopo essersi incontrati e aver costituito un’associazione. È invece un eccellente feature film drammatico con ottima mise en scène, notevole studio e caratterizzazione dei personaggi e rappresentazione molto convincente dell’ambiente cattolico e del contesto conservatore e formalista di Lyon. Unici limiti: forse un po’ troppo lungo e qualche flashback non necessario. Silver Bear Grand Jury Prize Sales. Playtime (Francia)

 

Grâce à Dieu Francois Ozon

“Grâce à Dieu” by Francois Ozon

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Kiz karde?ler (A Tale of Three Sisters), di Emin Alper, Turchia / Germania / Olanda / Grecia, 3° film (w. p., 2019), 108’.
Definito impropriamente e pretestuosamente un fairy tale (dagli stessi critici e riviste citate prima), è invece un eccellente dramma esistenziale che propone il ritratto delle dure condizioni di vita e dei contrasti all’interno di una famiglia patriarcale che vive in un villaggio molto arretrato di pastori,  con una popolazione residuale in gran parte di anziani, sperduto tra le montagne della regione nordorientale dell’Anatolia. Al centro della vicenda vi sono tre sorelle, figlie dell’anziano vedovo ?evket (Müfit Kayacan): Reyhan (Cemre Ebüzziya), Nurhan (Ece Yüksel) e Havva (Helin Kandemir), rispettivamente di 20, 16 e 13 anni. Sono accomunate dal fatto di essere state inviate in città, in tempi diversi, presso  la stessa famiglia borghese benestante dove hanno assolto il ruolo di besleme, una figura molto particolare di domestica che si occupa anche dei bambini, ma che è considerata quasi come una figlia adottiva, avendo perso la propria madre in tenera età.

 

A tale of three sisters Emin Alper

“A Tale of Three Sisters ” by Emin Alper

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Una dopo l’altra, le tre sorelle sono tornate a vivere  nella casa paterna a causa di dissidi e insofferenze maturati durante il loro  lavoro in città. Il film ripropone alcuni temi tipici del cinema di Emin Alper, in particolare quelli presenti in Tepenin ardi (Beyond the Hill (2012), il  suo film di esordio. Vi è la scelta intenzionale di costruire un’intelligente allegoria con un forte significato e con riferimenti al contesto sociale e culturale. Inoltre emerge di nuovo  un fattore sostanziale del tradizionale “senso comune” dei turchi che riguarda la paura irrazionale nei confronti dell’altro, del diverso. Il film si sostanzia in una rappresentazione credibile della condizione e della psicologia femminili e offre una lucida r disanima di un microcosmo bloccato moralmente e fortemente condizionato da pregiudizi culturali conservatori. La collocazione temporale della storia è sfumata: si svolge in un’epoca moderna, ma non proprio contemporanea. Infatti si nota l’assenza della televisione  e dei telefoni cellulari, ma, al contrario, è significativo il fatto che una delle sorelle manifesti l’intenzione di abortire con sicura consapevolezza. La sceneggiatura dello stesso Emin Alper palesa riferimenti a ?echov e a Shakespeare  (il personaggio della donna folle) e propone le problematiche reali della convivenza in famiglia e della vita condizionata dal contesto ambientale e sociale, con significativi rimandi anche a un patrimonio di antiche credenze e di leggende popolari, ma senza giudizi didascalici.  La narrazione è ricca di sfaccettature e accumula lentamente motivi e dettagli. La tensione cresce progressivamente anche grazie ad un abile gioco di inquadrature e di montaggio. I personaggi vivono  con disagio perché oppressi dalle loro contraddizioni. Sentimenti e valori si confrontano e si complicano, tra differenze di opinioni, illazioni e dissidi, in parte cirptici, senza possibili mediazioni o sintesi. La messa in scena è caratterizzata da lunghi dialoghi, con un notevole gioco interpretativo degli attori: conversazioni che si svolgono prevalentemente in interni, componendo splendidi e vivaci tableaux vivants. Si notano similarità,  nei toni, nell’uso dei dialoghi e nelle scelte di regia, con i due ultimi film realizzati da Nuri Bilge Ceylan, Winter Sleep (2014) e The Wild Pear Tree (2018). Visivamente è un’opera affascinante. Offre una composizione magistrale delle immagini, inquadrature fisse negli huis clos, con un abile gioco campo - controcampo, sapienti piani sequenza e saltuarie panoramiche widescreen del paesaggio con notevole profondità di campo.       
Sales: The Match Factory (Germania)

God Exists, Her Name is Petrunija

God Exists, Her Name is Petrunija by Teona Strugar Mitevska

 

Gospod postoi, imeto i’ e Petrunija (God Exists, Her Name is Petrunija), di Teona Strugar Mitevska (Macedonia), Macedonia / Belgio / Slovenia / Croazia / Francia, 5° film (w. p., 2019), 100’
Commedia drammatica. Il ritratto di una trentenne disoccupata, grassottella, ma vivace e intelligente che vive ancora con i genitori in una piccola cittadina macedone e che, dopo aver compiuto un “provocatorio” gesto impulsivo, si ritrova al centro dell’attenzione di tutti, avendo sfidato le tradizioni del machismo dominante nella società e della locale chiesa ortodossa. Brillante, ma un poco troppo semplicistica e con un lungo finale pasticciato. Funziona per il grande pubblico.
Premio
della Ecumenical Jury come miglior film del Concorso Sales: Pyramide International (Francia)

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The operative

“The Operative ” by Yuval Adler

 

The Operative, di Yuval Adler, Germania / Israele / Francia / USA, 2° film (w. p., Fuori Concorso,  2019), 120’
  Più che discreto thriller poliziesco con  agevole  utilizzo dei canoni del genere, tempistica drammatica e finale azzeccato.  Interessante ritratto femminile: la protagonista (Diane Kruger), trentenne non ebrea che lavora per il Mossad, il servizio segreto israeliano, infiltrata in Iran. Qualche elemento prosaico e grottesco  nella rappresentazione dei meccanismi interni del Mossad.        
Sales: Endeavor Content (USA)

 

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Vice

“Vice” by Adam McKay

 

Vice, di Adam McKay, USA, 6° film (Fuori Concorso, 2018), 132’
Atipico biopic dedicato a Dick Cheney, vicepresidente di George W. Bush: giovane mediocre fino a 30 anni, divenuto l’anima nera dell’amministrazione degli USA, un cinico campione dei reazionari, stando sempre dietro le quinte. Interessante il sodalizio con la moglie ambiziosissima. Ottimo cast, con notevoli interpretazioni di Christian Bale e Amy Adams. Regia creativa, con vena satirica a tratti surreale e con l’inserimento, in sovrapposizione sulle immagini, di messaggi e scritte  ironici a commento delle vicende più spinose (con sottile riferimenti allo scenario politico attuale negli USA).
Sales: Annapurna Pictures (USA)

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Section Berlinale Special

Photograph, di Ritesh Batra noto per il suo precedente magnifico Lunchbox del 2011), India / Germania / USA, 4° film (e. p., 2019), 110’ (w. p. at SUNDANCE F. F. 2019)
Commedia “romantica” lenta, ma emozionante, con messa in scena, fotografia e direzione degli attori eccellenti. Credibile nella descrizione dei personaggi e del contesto, onesta, a tratti genuinamente umanista e poetica, ricca di delicate sfaccettature e di sottile humour, anche se, in alcuni momenti, troppo ottimista. Ma mai didascalica e con un finale aperto. La storia dell’inaspettato incontro a Mumbai (ottima ambientazione urbana) tra due anime, con differente background sociale, che si attraggono: un quarantenne musulmano, fotografo ambulante, di pelle scura, povero e scettico, ma dignitoso e tenace (il grande Nawazuddin Siddiqui), e una studentessa universitaria in contabilità, attraente, pallida e delicata, di famiglia piccolo borghese (low middle class), introversa e gentile, ma  determinata (Sanya Malhotra).
Sales: The Match Factory (Germania)

 

Photograph

“Photograph” by Ritesh Batra

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Gully Boy, di Zoya Akhtar, India (w. p., 2018), 148’
Commedia drammatica con coreografie musicali tipiche dei Bollywood movies, ma anche riuscito ritratto antropologico della condizione dei musulmani poveri  a Mumbai e dell’ambiente dei giovani che partecipano alla scena musicale hip hop e rap nelle città dell’India.  Film per il grande pubblico, divertente e ben strutturato, al di là dei molti stereotipi. Murad, il protagonista di 22 anni vive a Dharavi, uno dei grandi slum di Mumbai. Studia all’Università e, dopo l’incontro con un noto rapper, trova il coraggio di esibirsi cantando i suoi testi che raccontano la sua problematica esistenziale e il contesto sociale in cui è inserito. 
Sales: Cinestaan Intl (U K)

 

Gully Boy

“Gully Boy” by Zoya Akhtar

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Section Panorama, Panorama Special and Panorama Dokumente

Chained

Chained by Yaron Shani

 

Eynayim Sheli (Chained), di Yaron Shani, Israele / Germania, 2° film (w. p., 2019), 112’
Un esperto poliziotto quarantenne è sospeso dal servizio in seguito a false accuse. Contemporaneamente la relazione con la sua compagna, già  tormentata perché non riescono a concepire un bambino, entra in crisi: la figlia tredicenne di lei rifiuta quel patrigno che controlla le sue uscite serali e i comportamenti disinibiti. Il ritratto realistico e contundente della tragica deflagrazione di una famiglia. Un eccellente dramma claustrofobico con straordinari attori non professionali diretti in modo impeccabile, lavorando sulle esperienze personali senza fornire loro la sceneggiatura. Un lucido studio di caratteri e una sorprendente rappresentazione delle contraddizioni esistenziali, affettive e sociali, senza deriva didascalica. Prevalenti intensissimi dialoghi  negli spazi chiusi  degli appartamenti. Secondo film  di una “Love Trilogy”iniziata con Stripped, presentato alla Mostra di Venezia del 2018.
Sales: Alpha Violet (Francia)

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Monos

Monos by Alejandro Landes

 

Monos, di Alejandro Landes, Colombia / Argentina / Olanda / Danimarca / Svezia / Germania / Uruguay / USA, 2° film (e. p., 2019), 102’ (w. p. at SUNDANCE F. F. 2019)
Una piccola banda di giovanissimi paramilitari tiene prigioniera una trentenne statunitense, che chiamano Doctora, in uno sperduto accampamento. Una masnada primitiva di adolescenti ormonali e insicuri che imitano la spietatezza degli adulti, tra rozzo edonismo e maldestra ferocia. Poi  gli scontri sanguinosi nella giungla, divisi, senza più alcuna solidarietà reciproca, in una lotta disperata e quasi surreale per sopravvivere. Un concitato dramma - thriller iperrealista, giocato su emozioni viscerali. La rappresentazione incalzante, cruda, inquietante e non spiegata della tragica e sanguinosa guerra civile  in cui si sono combattuti narco - guerriglieri delle “Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC)”, lo Stato e i  paramilitari nazionalisti, iniziata nel 1964 e conclusa nell’agosto 2016 con un controverso accordo di pace, entrato già in crisi. Visivamente eccellente (messa in scena costruita sull’immediatezza tagliente delle scene, fotografia, editing e score musicale sorprendenti ed efficacissimi), creativo, vivido e tesissimo, senza alcuna mediazione didascalica.
Sales: Le Pacte (Francia)        Distribuzione Italia: Wonder Pictures (Bologna)

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Dafne

Dafne by Federico Bondi

 

Dafne, di Federico Bondi, Italia, 2° feature film (w. p., 2019), 94’
Sorprendente commedia drammatica e coming of age femminile. Ritratto  di Dafne, una trentenne con sindrome di Down, vivace, inconsueta, inguaribile ottimista e molto orgogliosa del proprio lavoro in un supermercato, e di Luigi,  l’anziano e depresso genitore, impegnati a elaborare il lutto dopo la morte improvvisa della moglie di quest’ultimo e madre della protagonista. Ben scritto, con echi del cinema di Olmi e intelligenti sfumature comiche. Limita al massimo i clichés con una messa in scena semplice ed elaborata al tempo stesso.
Premio della Giuria della FIPRESCI come miglior film di Panorama
Sales: Rai Com

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The Day after

The Day After I’m Gone by Nimrod Eldar

 

The Day After I’m Gone, di Nimrod Eldar, Israele, 1° film (w. p., 2019), 95’
Eccellente dramma esistenziale giocata sul deficit di comunicazione tra  Yoram, veterinario cinquantenne, controllato e chiuso, dopo la morte della moglie e Roni, sua figlia sedicenne, obesa e infelice, con istinti suicidi. Sullo sfondo la complessa dialettica del clan familiare e le contraddizioni  della società israeliana e delle sue contraddizioni che portano a vivere con fatica. Rimarchevole messa in scena e direzione degli attori: molto buoni i registri drammatici e lo studio dei personaggi.
Sales: Luxbox (France)  

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The Day after

Greta by Armando Praça

 

Greta, di Armando Praça, Brasile, 1° film (w. p., 2019), 97’
Dramma esistenziale molto maturo con reminiscenze del cinema di Arturo Ripstein e di Rainer Werner Fassbinder. Adatta un commedia farsesca degli anni ’70, convertendola in dramma. La storia di un infermiere gay  quasi settantenne,  grande ammiratore di Greta Garbo, che deve trovare un letto in un  ospedale pubblico sovraffollato per ricoverare la sua amica trans molto malata. Eccellente messa in scena, con prevalente uso di interni claustrofobici, e caratterizzazione dei personaggi, con minime cadute. Non prosaico e con genuini intenti umanistici nel valorizzare ruvide relazioni umane.  
Sales: m-appeal (Germania)

 

 

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Light of My Life

Light of My Life by Casey Affleckr

 

Light of My Life, di Casey Affleck, USA, 2° film (w. p., 2019), 119’. Survival drama  ambientato in un ipotetico futuro distopico, in un mondo devastato  da una crisi di risorse dopo che una misteriosa pandemia  virale ha sterminato il genere femminile. Storia della relazione tra un padre e la figlia di dodici anni, travestita da ragazzo, che si spostano continuamente vivendo in una tenda nelle foreste o in case abbandonate. Buona costruzione drammatica, con efficace continuo senso di minaccia e  colpi di scena, mantenendo sempre ben a fuoco la caratterizzazione dei due personaggi. Evita largamente i clichés del genere e il messaggio didascalico e propone un finale tragico, ma aperto.   Prod.: Black Bear Pictures

 

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Tremors

Tremors by Jayro Bustamante

 

Temblores (Tremors), di Jayro Bustamante, Guatemala / Francia /Lussemburgo, 2° film (w. p., 2019), 107’
Notevole dramma esistenziale. La storia di un quarantenne di una famiglia della buona borghesia guatemalteca affiliata a una chiesa evangelica integralista e intrusiva, che lascia moglie e figli preadolescenti   e sceglie di vivere una relazione d’amore con un altro uomo, attivo  frequentatore dei ritrovi alternativi gay. Ne segue il travaglio del protagonista  espulso dalla propria famiglia, che gli impedisce di incontrare i bambini. Buona scrittura, studio dei caratteri e del contesto culturale e sociale, conservatore, perbenista e repressivo delle libertà individuali, ed efficace messa in scena, nonostante qualche eccesso prosaico, coadiuvata dall’ottima fotografia di Luis Armando Arteaga.
Sales: Film Factory Entertainment (Spagna)  

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Shooting The Mafia

Shooting The Mafia by Kim Longinotto

 

Shooting The Mafia, di Kim Longinotto (U K), Irlanda / USA (e. p., 2019), 94’ (w. p. at SUNDANCE F. F. 2019)
Buon documentario che intreccia il ritratto di Letizia Battaglia, fotografa e militante progressista e del movimento antimafia di Palermo (appartenente alla buona borghesia, ma divenuta libera e anticonformista), con la rievocazione della storia della mafia siciliana tra gli anni ’70 e gli anni ’90, con particolare focus sulle stragi e sugli assassini dei giudici Falcone e Borsellino. Notevole sensibilità e rappresentazione del fenomeno e del contesto in termini sostanzialmente corretti (a parte alcune omissioni come l’omicidio di Dalla Chiesa). Eccellente uso di ampi materiali d’archivio e sviluppo di un preciso percorso osservazionale, con empatia verso  Letizia Battaglia e senza eccessi didascalici.
Sales: Charades (Francia)

 

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37 seconds

37 Seconds by Hikari

 

37 Seconds, di Hikari, Giappone, 1° film (w. p., 2019), 115’
Riuscito coming of age film riguardante Yuma, una ventitreenne, gentile, coraggiosa e creativa, nonostante sia costretta su una sedia a rotelle a causa degli esiti di una paralisi cerebrale. Vive a Tokyo con la madre, ma ogni giorno si reca da sola  nel piccolo studio dove disegna manga stories per un’artista e blogger che poi presenta i  fumetti di successo di Yuma spacciandoli come propri. Quindi decide di proporre i suoi lavori a un grande studio  che pubblica fumetti porno e, seguendo i consigli dell’editor, per poter disegnare storie convincenti attingendo all’esperienza personale, inizia a conoscere il mondo del sesso a pagamento. Ben scritto, delicato e ironico, evita la retorica, nonostante proponga una specie di fairy tale.
CICAE Art Cinema Award
e Panorama Audience Award
Prod.: Hikari Films (USA)

 

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Buoyancy

Buoyancy by Rodd Rathjen

 

Buoyancy, di Rodd Rathjen (Australia), Australia, 1° film (w. p., 2019), 93’
Dramma - thriller  iperrealista che racconta la vicenda di Chakra, un quattordicenne cambogiano vessato da un padre padrone che lo costringe a un duro lavoro nelle risaie.  Persuaso a imbarcarsi su un peschereccio thailandese, si trova a essere schiavizzato, insieme ad altri giovani, in un lavoro massacrante, con brutali violenze da parte del capitano e dei suoi crudeli aguzzini.  Convincente, nonostante qualche artificiosità,  sia come impressionante coming of age film, sia come denuncia di  un tragico fenomeno di racket criminale.
Premio
della Ecumenical Jury come miglior film  di Panorama
Sales: Charades (Francia)

 

 

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Section Forum

Malchik russkiy (A Russian Youth), di Alexander Zolotukhin, Russia, 1° film (w. p., 2019), 72
Un capolavoro. L’opera di esordio di un allievo di Sokurov, che ne riprende spunti senza imitarlo. Denota anche importanti punti di contatto con i film narrativi di Sergei Loznitsa (in particolare con V tumane (In the fog),  del 2012), sia in termini di rappresentazione dei rapporti umani e sociali, sia in termini di una magistrale messa in scena che contribuisce a costruire un costante senso di costrizione e di attesa. Racconta la guerra in trincea dei russi, durante la Prima Guerra Mondiale contro i tedeschi, mettendo a fuoco un episodio paradigmatico. Il realismo senza veli, con un’estrema attenzione ai dettagli, e l’eccezionale fotografia di Ayrat Yamilov garantiscono una credibile ambientazione d’epoca. Ricostruisce una situazione bellica, ponendo in primo piano un’eccellente indagine sui comportamenti dei personaggi, sui risvolti motivazionali, sul disorientamento del giovane protagonista - vittima e sulla gerarchia militare. Alexander Zolotukhin si confronta implicitamente con temi cruciali in Russia: l’eredità del passato e l’identità della gente comune.    
Prod: Example of Intonation, Lensfilm Studios (Russia) 

 

A Russian Youth

“A Russian Youth” by Alexander Zolotukhin

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Chun nuan huakai (From Tomorrowon, I Will), di Wu Linfeng e Ivan Markovi?, Cina, 1° film (w. p., 2019), 60’
Eccellente ritratto della condizione di precarietà e di alienazione di due giovani, immigrati da aree rurali a Beijing, che dividono una squallida stanza lavorando uno di notte e l’altro di giorno.  Li è  guardiano notturno in un nuovissimo edificio sede di uffici in fase di riassetto,  il suo  sfuggente compagno di stanza forse lavora  in un ristorante. Li si sente marginalizzato rispetto alla vita sociale urbana e incontra altri poveracci o disoccupati. Appare disorientato, privo di entusiasmo e incerto sul proprio futuro. Non vi è una vera storia, prevale la documentazione di uno spazio e di una condizione materiale. E anche la prefigurazione sottintesa, ma molto efficace, di un disagio esistenziale mal definito, che lascia trasparire solitudine, malinconia, scetticismo e rassegnazione a essere  meticoloso, ordinato e  ligio alle regole formali di un lavoro banale. Stilisticamente il film è molto rigoroso e suggestivo: inquadrature statiche prolungate, lentissimi piani sequenza, uso insistito della penombra, sound design diegetico costituito dai rumori della città, nessuna colonna sonora musicale e attori non professionali, con recitazione e dialoghi ridotti ai minimi termini. 
Prod.: Nanslafu Films (Cina)        Information: Forum Office

 

From Tomorrowon, I Will

“From Tomorrowon, I Will” by Wu Linfeng e Ivan Markovi?

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El despertar de las hormigas (Hormigas), di Antonella Sudasassi Furniss (Costa Rica), Costa Rica / Spagna, 1° film (w. p., 2019), 94’
Ritratto  convincente e maturo di una ventenne che vive con la famiglia in una cittadina del Costa Rica. Sarta a domicilio e madre di due bambine, Isa è assillata dal marito Alcides che vorrebbe avere un terzo figlio maschio. Una vita semplice e  tranquilla, nonostante scarsi mezzi, nel contesto di un clan familiare invadente in cui anche le donne accettano le regole patriarcali e il “naturale” machismo degli uomini. Buona sceneggiatura e significativa rappresentazione del contesto sociale e culturale. Una messa in scena semplice e minimalista e uno studio di caratteri ricco di sfumature, senza deriva didascalica.
Sales:

 

From Tomorrowon, I Will

“Hormigas” by Antonella Sudasassi Furniss

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Kimi no tori wa utaeru (And Your Bird Can Sing), di Shô Miyake, Giappone, 2° film,    (i. p., 2018), 106’ (w. p. at TOKYO F. F. 2018)
Convincente dramma esistenziale generazionale. In una cittadina portuale dell’isola din Hokkaido si sviluppa un “ménage à trois” tra tre ventenni. L’inquieta Sachiko è attratta da  Boku, cronico ritardatario  che pare prendere la vita con nonchalance: sono colleghi in una grande libreria. Poi la giovane donna conosce Shizuo, il compagno di stanza di Boku, disoccupato e affabulatore, e si avvicina anche a Lui. Tra esuberanza e malinconia, desiderio di prolungare i momenti di felicità e piccole beghe familiari e lavorative, la relazione tra i tre protagonisti è altalenante, fino  a quando  ciascuno di loro deve fare i conti con sé stesso. Il film sembra riproporre  tracce di Jules e Jim (1962), di François Truffaut, in un contesto e in un’epoca ben diversi, con maggior leggerezza e irrisolutezza.
Sales: SDP International Sales (Giappone)

 

And Your Bird Can Sing

“And Your Bird Can Sing” by Shô Miyake

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A portuguesa (The Portuguese Woman), di Rita Azevedo Gomes, Portogallo, 5° film,     (i. p., 2018), 136’ (w. p. at MAR DEL PLATA F. F. 2018)
Adattamento di  un racconto di Robert Musil, con reminiscenze del cinema di Manoel de Oliveira e di Eugène Green. Una storia ambientata in un’epoca indefinita del Medio Evo, tra dame, cavalieri, costumi eleganti e castelli. Al centro  della vicenda,  che nasconde richiami al modo contemporanea, vi  è una giovane nobildonna portoghese sposata a un barone tedesco, che viene abbandonata dal marito subito dopo le nozze, chiamato a partecipare a una lunga guerra. La damigella ha scelto di aspettarlo  risiedendo nel loro spartano castello, ubicato sulle Alpi,  nella zona di confine tra Italia e Austria. Passano 11  anni e la protagonista trascorre il tempo leggendo, intonando canzoni, e cavalcando nella foresta, assistita dai servitori e da alcuni consiglieri. Poi si affeziona a un cucciolo di lupo, amandolo come i suoi due figli. Una sofisticata storia di amore in cui si prospetta la contraddizione tra valori morali e deriva mistica. Eccellente messa in scena, coadiuvata dalla sapiente fotografia di Acácio de Almeida, che si rapporta all’epoca d’oro della pittura fiamminga, sostanziandosi in potenti tableaux vivants, con momenti di intenzionale staticità degli attori, e in dialoghi irrituali con suggestivi spunti poetici.
Prod. / Sales: Basilisco Filmes (Portogallo)

 

And Your Bird Can Sing

“The Portuguese Woman” by Rita Azevedo Gomes

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Bait, di Mark Jenkin, U K, 5° film (w. p., 2019), 88’
Divertente commedia satirica che racconta i contrasti e le ripicche tra gli abitanti locali e alcuni benestanti turisti londinesi in un piccolo villaggio costiero della Cornovaglia. Girato in 16 m e in bianco e nero, propone una costruzione narrativa solo apparentemente semplice e bozzettistica. In effetti i personaggi -  archetipi funzionano. Il film mostra chiari riferimenti alla tradizione del realismo sociale nel cinema britannico e una messa in scena molto dinamica con soluzioni creative nelle inquadrature, specie i close up, e nel montaggio.
Prod.: Early Day Films (U K)

 

Bait

“Bait” by Mark Jenkin

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Fourteen, di Dan Sallitt, USA, 5° film (w. p., 2019), 94’. Ritratto drammatico di un’amicizia femminile: Mara (Tallie Medel, molto brava) e Jo (Norma Kuhling) appartengono alla generazione dei millenial e si conoscono da quando erano quattordicenni. Alle soglie dei 30 anni vivono entrambe a Brooklyn e si incontrano periodicamente per scambiarsi notizie e confidenze, essendo sempre presenti l’una per l’altra e perdonandosi reciproche differenze e asperità. Nel corso degli anni affrontano varie esperienze personali, sentimentali e lavorative e poco a poco perdono la loro intesa: Mara ha avuto un bambino, mentre Jo affonda sempre più nella tossicodipendenza. Registro minimalista, con tipici topoi del cinema indipendente della East Coast degli USA, quali crisi di identità e difficoltà relazionali, con evidenti riferimenti anche al cinema di Rohmer e di Hong Sang - soo. Malinconico e interessante, nonostante sia abbastanza prevedibile e la scansione drammatica mostri qualche problema.
Prod.: Caitlin Mae Burke        Information: Forum Office

 

Fourteen

“Fourteen” by Dan Sallitt

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Fukuoka, di Zhang Lu (Sud Corea,  noto per Grain in the Ear, del 2005), Sud Corea / Cina, 11° film (w. p., 2019), 86’. Originale e malinconico dramma esistenziale, con una narrazione circolare  in cui si incrociano realtà, ricordi, sogni e fantasmi. Jea - moon, proprietario di una vecchia libreria a Seul, accetta a malincuore la proposta della sua amica ventenne Park So - dam, di compiere un viaggio a Fukuoka, in Giappone. Lo scopo è quello di visitare Hae - hyo, un compagno di Jea - moon durante il college che non vede da 28 anni. In realtà i due compagni erano stati entrambi amanti della stessa donna e le ragioni del conflitto del passato li portano a un doloroso percorso di ricordi e a riflettere su sé stessi, in cerca di una impossibile riconciliazione, durante lunghe peregrinazioni in città. Messa in scena di stampo teatrale, giocata sui dialoghi, sui silenzi e su un raffinata giustapposizione di piani e inquadrature, con reminiscenze del cinema di Hong Sang - soo, ampie dosi di scetticismo e note di humour acido.     Sales: Parallax Films (Cina)

 

Fujuoka

“Fukuoka” by Zhang Lu

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Lapü, di César Alejandro Jaimes e Juan Pablo Polanco, Colombia, 1° film (i. p., 2019), 75’ (w. p. at SUNDANCE F. F. 2019)
Suggestivo dramma esistenziale ambientato nella comunità di indigeni Wayuu,  nella regione desertica colombiana della Guajira. Doris, una giovane indigena, sogna suo cugino morto a cui era molto legata. Quindi decide di mettere in atto un importante rituale del suo popolo per garantire al morto di riposare in pace. Con l’aiuto della madre e della nonna intraprende un percorso mistico sensoriale per entrare in contatto con il mondo dei morti: riesuma lo scheletro del cugino, pulisce accuratamente le ossa e successivamente seppellisce nuovamente le spoglie. Messa in scena tra finzione e documentario con enfatizzazione del non detto e del fuoricampo, combinando, al tempo stesso, sottile empatia e rispettosa distanza, ritmo lento, ambientazione prevalentemente notturna, estrema cura nella composizione delle immagini, raffinato sound design e ottima fotografia di Angelo Faccini.
Sales: Syndicado Film Sales LLC (Canada)

 

Fujuoka

“Lapü” by César Alejandro Jaimes e Juan Pablo Polanco

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Monstri (Monsters), di Marius Olteanu, Romania, 1° film (w. p., 2019), 116’
Originale e sottilmente provocatorio dramma  esistenziale diviso in 3 parti. La dettagliata disanima  della dinamica di una coppia di coniugi trentenni nel corso di 24 ore,  raccontata attraverso azioni, comportamenti e atmosfere, omettendo l’analisi psicologica. Dana e Andrei in due  contingenze separate, quantunque contemporanee, e poi insieme, forse per l’ultima volta. La messa in scena  mostra molti punti in comune con il cinema di Cristi Puiu e Cristian Mungiu: linguaggio espressivo minimalista e cruda messa in scena realista, con valorizzazione dei tempi morti e dei particolari del contesto; narrazione che simula il tempo reale con una tensione controllata che si sviluppa sottilmente, aliena rispetto alla logica delle rivelazioni decisive e del climax; osservazione accurata e pedinamento visivo compulsivo dei personaggi; lucido resoconto delle modalità comportamentali ossessive o disperatamente tenaci e delle frustrazioni dei protagonisti, evitando lo psicologismo di maniera e la catarsi moralistica; prevalente e sapiente uso degli interni, degli spazi ristretti e del fuori campo, senza cascami teatrali; enfatizzazione di suoni, rumori e voci in sottofondo, o occasionalmente presenti durante le azioni dei due protagonisti, quasi a sottolineare il caos della vita moderna che ostacolo la riflessione su sé stessi.
Sales: Alpha Violet (Francia)

 

Monsters

“Monsters” by Marius Olteanu

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69. BERLIN FILM FESTIVAL

7 - 17 / 02 / 2019, Berlin

Berlinale

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